Bellissimo termine. Sa di raffinato ed elegante.
Ma che vuol dire? Ignoravo il significato di questa parola, così come la sua storia e la sua importanza, fino a qualche anno fa. Poi sentii parlare di “grappa barricata”, barrique da X litri… e iniziai a collegare queste informazioni, ad inserire i tasselli del puzzle al loro posto; mancava però una conoscenza piena dell’argomento.
Così un giorno, facendo visita ad un vitivinicoltore di grande esperienza (di cui parleremo più in là), egli mi spiegò dettagliatamente, davanti ad un bicchiere pieno di dolce nettare d’uva, la storia e l’utilizzo dei vari contenitori per affinare il vino. E non poté che cominciare, ovviamente, dalla barrique.
La Barrique è una botte di dimensioni contenute, la cui più famosa declinazione è la Bordolese (si, deriva dalla famosa zona di produzione di Bordeaux, da cui eredita il nome) che ha una capacità di 225 litri; non a caso infatti, la barrique era un’antica unità di misura che corrispondeva proprio a… provate ad indovinare quanti litri?
Esistono poi diverse varianti, come la Borgognona, detta anche pièce, da 228 litri; nella regione di Champagne (si, fateci il callo, i Sumeri avranno iniziato a coltivare il vino, ma sono i Francesi che l’hanno reso un oggetto di culto) si utilizzano barriques da 205 litri per l’assemblage degli spumanti migliori; per la maturazione del porto si usano spesso barriques da 230-250 litri e per il cognac addirittura 350. Esiste poi un tipo ad oggi poco utilizzato, chiamato demi-barrique, dalla capacità dimezzata, ossia 110-115 litri.
Il legno delle barriques viene spesso ricavato da foreste dell’Europa centrale o orientale, ma non mancano eccezioni. La varietà preferita per questo genere di contenitore è sicuramente il rovere, che una volta selezionato, viene lasciato alle intemperie per settimane; per ottenere assi elastiche occorre fare uso di alberi molto anziani, dai 120 anni in su. Si, ho scritto bene, 120. Anche 140 se serve. Per farvi capire di cosa sto parlando, proprio mentre degli alberi venivano inseminati da qualche parte in Slavonia, Thomas Alva Edison brevettava l’invenzione per cui oggi tutti lo conoscono: la Lampadina (1880). Dopo la selezione e il taglio in grandi assi, queste vengono lasciate ancora all’aperto, sotto il sole e la pioggia, per un tempo che va dai 2 ai 4 anni (stagionatura), sviluppando una incredibile complessità aromatica che verrà ceduta al nostro buon vino durante la maturazione. Il legname viene infine tagliato in liste più o meno spesse (taglio) e queste vengono tostate, a fuoco vivo, dalla parte interna mentre si assembla la barrique (tostatura).
E dopo questo – spero non troppo – lungo excursus, veniamo al dunque. Perché se ne parla così tanto? Probabilmente per la sua fondamentale importanza: più piccola è la botte, maggiore è la superficie di vino al suo interno che entra a contatto con le pareti. Le pareti legnose, essendo porose, permettono la micro-ossigenazione del vino durante la maturazione; questo processo ha l’effetto benefico di arrotondare i tannini (mediante polimerizzazione, ma lasciamo stare, per ora non ci interessa) rendendo il vino, col passare del tempo, più corposo (grazie appunto ai tannini, presenti sia nelle bucce d’uva che nelle fibre di legno) ma meno astringente.
Ovviamente, tutto questo genera sedimenti e potenziali infezioni microbiche (muffe & co.); si è quindi costretti a ricondizionare la barrique ogni tot anni, di solito 2 o 3, igienizzandola e rendendola pronta ad un nuovo ciclo. Questo le dà nuova vita, e l’appellativo che forse qualche volta avete sentito, ossia di secondo passaggio. Va da sé che quando subirà ancora questo trattamento, verrà chiamata di terzo passaggio e così via. Delle conseguenze di tale processo sul vino ne parliamo qui.
Ora la domanda è: la barrique è quindi meglio delle vasche di cemento o dei container in acciaio inox? (ne parliamo in questo articolo) E ancora, c’è molta differenza tra barrique ed i restanti tipi di botte? (ne parliamo in questo articolo) Domande in apparenza semplici, ma che sono attualmente molto dibattute tra produttori ed esperti. Immagino che l’unica soluzione sia, in attesa di leggere altri articoli, la prova sul campo; e ciò significa… riempire i calici!
Al prossimo sorso,
NSV